Politica: femminile, plurale

Nell’ultimo mese il ruolo delle donne in politica è entrato nelle nostre conversazioni e nelle nostre bolle social, dall’allarmante assenza di ministre nel nuovo governo Draghi, al #sofagate, passando per la mobilitazione per l’approvazione del DDL Zan. Salta all’occhio la quasi totale assenza di donne nei ruoli apicali del nostro governo, ma come in quasi tutti gli altri settori organizzativi e produttivi, e dei nostri partiti, se non per qualche rara eccezione. Esistono però esempi belli, competenti e virtuosi di donne, soprattutto giovani, che si stanno avvicinando alla politica e che hanno molto da insegnarci e da raccontare. 

Per questa quinta puntata di Facciamo SalOtto, ho deciso di incontrare Cinzia Campogiani, originaria di Urbino, esperta di comunicazione politica e fotografa straordinaria. L'ho conosciuta qualche anno fa grazie al nostro comune essere scout, in un campetto di specializzazione sulla comunicazione. Da allora, un po’ per caso un po’ per volontà reciproca, ci incontriamo saltuariamente. Ma io la seguo spesso sui social perché, da un paio d’anni, è la mia spacciatrice di informazioni politiche verificate. Nel 2019, infatti, Cinzia ha creato su Instagram EuroSofà  per incentivare la partecipazione dei e delle giovani alle elezioni europee, raccontando i programmi elettorali in maniera carina e semplice. Con il tempo le elezioni alle quali accompagnare le persone si sono moltiplicate, così come i bei mezzi comunicativi a disposizione e, infatti, a fine 2020 è nato un omonimo podcast. Ho deciso di incontrarla e di chiederle in che modo ciascuna di noi può fare politica. E perché è importante che noi donne iniziamo a interessarcene seriamente. 

Prima di chiederti come possiamo iniziare noi a fare politica, ci racconti come hai iniziato tu?

Mi piace fare tante cose, un po’ come te. Mi piace soprattutto che siano utili nel contesto in cui sono. Mi piace la comunicazione e mi piace la politica, così faccio in modo che la comunicazione possa essere uno strumento per fare buona politica. E per me la politica è lo strumento per eccellenza per risolvere i problemi e per trovare soluzioni a questioni che riguardano la vita di ciascuna persona. È una definizione che mi sono data recentemente, guardando il mio percorso dal punto in cui sono ora. A 11 anni ho passato un pomeriggio intero su Paint (preistoria!) a realizzare i volantini elettorali per mio papà, che si era candidato, con su scritto “Vota Campogiani!”. Poi, alla fine del liceo, ho sentito che se volevo produrre un cambiamento, avrei dovuto impegnarmi in prima persona. Così, mi sono candidata alle elezioni studentesche e sono stata Rappresentante di Istituto al Raffaello di Urbino e anche la Rappresentante della Consulta Provinciale: lì ho sentito forte e chiara la bellezza e la responsabilità di portare la voce di tante persone e metterle insieme per per raggiungere obiettivi comuni. Chiave, per la mia formazione, sono state poi l’esperienza scout, che vede la politica come un impegno che spetta a cittadini e cittadini per migliorare la società in cui viviamo; e la Scuola di Politiche, fondata da Enrico Letta per dare competenze a cento giovani ogni anno che vogliono capire cos’è la politica, come funziona e come essere utili. 

Politica, politiche e impegno politico: quale differenza c’è?

Politica è far star bene tutte le persone. È la cosa più lontana dall’indifferenza. Quello di cui sentiamo parlare tutti i giorni, sui giornali e in televisione, non è detto che sia sempre politica. La politica è uno sguardo che adotti su quello che succede intorno a te e la consapevlezza che la direzione che prendiamo è comune. Un sinonimo di responsabilità e  partecipazione (è di tutti). Chi ha una competenza e la mette al servizio della collettività, è il buon politico, e le politiche sono il suo strumento di lavoro, perché sono il modo in cui si cerca di risolvere problemi complessi, ambientali, della salute, istruzione ecc. Tra fare politica e impegno politico, non vedo così tanta differenza, mi piace pensare che siano la stessa cosa. 

Oggi tu porti avanti il tuo impegno politico con EuroSofà… 

Sì, è nato nel 2019 in occasione delle elezioni europee. Parlando con i miei compagni di corso mi sono resa conto che molte cose non si sapevano, così ho deciso di aprirlo per accompagnare i miei amici in un percorso di conoscenza. Si chiama così perché la volontà è quella di farci compagnia nelle pause divano, quando si arriva fritte a fine giornata, anche con contenuti diversi da ciò che si trovano di solito scrollando Instagram. Per questo il linguaggio è informale, amichevole, proprio come se ci ritrovassimo a fare due chiacchiere sul divano in compagnia (dunque perfetto per Facciamo SalOtto!). La politica oggi invece si presenta complessa, vecchia, lontana e declinata al maschile. La mia missione è far rendere conto le persone che la politica ci riguarda tutti e tutte.  

Oggi il pubblico che segue EuroSofà è al 75% femminile. Oltre a parlare di elezioni, porto spunti su come la politica è presente ogni giorno nella nostra vita. Mi piace prestare il mio volto per portare consapevolezza sul fatto che ogni azione che facciamo, ogni scelta su come muoverci, viaggiare, vestirsi, mangiare, stare con le persone, ha conseguenze sulla vita della società intera. È stato importantissimo per me quando un po’ di diciottenni mi hanno scritto per ringraziarmi di averli accompagnati e accompagnate alla loro prima elezione.

E hai mai pensato di candidarti?

Sinceramente, sì, ma solo in un contesto in cui ho qualcosa da dire. Come scout ho imparato che prima di agire, è necessario osservare e dedurre. Sento la necessità di agire in un contesto che conosco e dove so di poter fare la differenza. Per me è fondamentale avere le competenze rispetto al tema di cui mi farei portatrice. 

Le donne in politica oggi: dal #sofagate in poi

Come dicevo prima, la politica oggi si presenta complessa, vecchia, lontana e maschile. Anche se, devo sottolinearlo, in Italia un terzo del Parlamento è composto da donne. EuroSofa mi ha permesso di crescere anche su questo tema, perché da quando ho iniziato mi sono accorta di quanto sia un’urgenza quella di avere sempre più donne in politica e nei ruoli apicali, di partiti, aziende e organizzazioni. “Il politico” in Italia è un cinquantenne incravattato che si pone come qualcuno che sa le cose e te le racconta. Il problema delle donne in Italia in politica è che le poche che ci sono sono preparatissime, ma ce ne sono troppo poche. Se è vero che la politica è portare la voce e lo sguardo tutti, questo è un problema perchè stiamo lasciando indietro lo sguardo e la voce del 51% della popolazione

Poi c’è un altro tema molto importante, che è presente in tutti i settori del mercato del lavoro e, dunque, anche in politica. Cioè il tema delle regole e delle discriminazioni di genere. Prendiamo il #sofagate, che aveva tre elementi a me cari: le donne, la politica e il divano. La sensazione che ho avuto, guardando Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione Europea, lasciata senza seduta è stessero giocando al gioco delle sedie, ma con regole completamente diverse. È lo stesso anche nel mondo del lavoro: noi donne pensiamo di essere in linea con i nostri colleghi, o superiori, che le regole siano le stesse e valgano per tutti e tutte allo stesso modo. Ma ci sono regole non scritte che sono più potenti di quelle dei protocolli, come è emerso dal #sofagate: per alcune persone è ancora impossibile che una donna abbia la stessa importanza di un uomo, anche se ricopre la più alta carica delle Istituzioni Europee.

Quindi se non ce l’ha fatta lei, non ce la faremo mai?

Assolutamente no. Vorrei aumentare il numero di donne di cui parlare. Vorrei non dover contare sulle dita di una mano le donne che sostengo, vorrei che una diciottenne di qualunque paesino abbia la voglia di diventare rappresentante di istituto e poi candidarsi in consiglio comunale quando avrà la possibilità. Ti racconto una cosa di cui ho scoperto durante la mia ultima visita alla Camera dei Deputati. Esiste una Sala delle Donne, voluta e realizzata da Laura Boldrini, che contiene i ritratti delle prime donne italiane che hanno ricoperto una carica politica: appesi a quelle quattro mura ci sono i visi delle 21 donne dell'Assemblea Costituente, delle prime 10 sindache italiane e della prima Presidente della Camera. Al tempo della mia visita, c’erano poi 3 specchi, a indicare le cariche che ancora nessuna donna ha ricoperto nel nostro Paese. Oggi, che la Presidente del Senato è una donna, probabilmente ne restano solo 2: Presidente del Consiglio dei Ministri e Presidente della Repubblica. Sotto c’è la scritta “potresti essere tu la prima”. Lì’ dentro, mi è sembrato possibile.

Che cosa può fare ciascuna di noi, nel suo piccolo, per fare politica?

La mia generazione e quella successiva hanno una consapevolezza nuova di politica, attivismo e partecipazione, sono convinta che noi sapremo portare un cambiamento nella partecipazione femminile in politica ed essere davvero le prime. Nel frattempo, possiamo essere proattive e ricercare la modalità più adatta per fare politica nel nostro contesto. Come dicevo prima, la politica è l’occhiale che decidi di indossare contro l’indifferenza. Le scelte che fai tutti i giorni, quanto tempo dedichi a informarti, cosa scegli di consumare e non tanto quanto critichi i politici davanti al telegiornale. 

I social oggi sono uno strumento per fare politica. Io ho scelto Instagram perché c’è il rapporto one-to-one: nelle storie di EuroSofa do del tu perché so che le persone quando mi guardano sono da sole sul loro divano. La relazione con le persone è propria della politica. Stanno crescendo anche le pagine che fanno informazione politica; molte persone esprimono il proprio pensiero; i politici di professione, come Lia Quartapelle, che rivoluzionaria nella sua semplicità, faceva le stories fuori dal Parlamento raccontando cosa aveva fatto durante la giornata di lavoro. Chi fa politica, lo fa per gli altri, per questo è importante riportare a chi ti ha eletto quello che stai facendo. Non solo “sto facendo questo e quest’altro”, ma traducendo con parole chiare e raccontando in che modo questa cosa ha un impatto. Solo in questo modo hai la possibilità di essere rieletto e di far sì che il tuo lavoro abbia valore: non solo facendo le cose, ma soprattutto raccontandolo e coinvolgendo nuovamente le persone. La cosa più bella qui è essere creative, trovare il modo di raggiungere le persone con cui vorremmo parlare. A me piace immaginare un futuro creativo della politica anche su questo. Trovare il proprio stile è la grande sfida del momento. Comunicare è responsabilità di ogni persona che fa politica e deve avere come obiettivo la partecipazione. 

Il decalogo del cittadino e della cittadina consapevole

Scritto da Prime Minister, scuola di politica per giovani donne, per il podcast di Senza Rossetto

  1. VOTARE
    È il primo passo: «Perché credo nella politica e in noi giovani donne che vogliamo cambiare il mondo, so che ce la faremo».

  2. INFORMARSI
    «Ti permette di essere sempre un passo avanti, di parlare di cose di cui si è sicuri. Ma è fondamentale anche per verificare ciò che viene detto dagli esponenti politici che ci rappresentano». 

  3. ESSERE PRONTI AL CONFRONTO
    «Ascoltare, esprimere la propria opinione e confrontarsi con gli altri, creare un dibattito. Anche per ricevere degli stimoli per combattere nella maniera più adeguata».

  4. ESSERE PAZIENTI
    «Perché il più delle volte ci si scontra con persone di pensiero opposto e non tutti comprendono il duro sforzo che fai andando contro la massa».

  5. ESSERE DETERMINATI
    «Ci saranno persone che non crederanno in te e nei tuoi progetti, ma, nonostante tutto, devi andare avanti. Non bisogna farsi bloccare da pregiudizi o stereotipi, ma avere il coraggio di metterci la faccia».

  6. FARE POLITICA ATTIVA
    «Prendere parte ad assemblee o associazioni, scendere in piazza. Anche le piccole cose ti permettono di fare la tua parte nella società. È importante dimostrare solidarietà o vicinanza a chi ha bisogno, perché la battaglia di una sola deve diventare la battaglia di tutte quante».

  7. BATTERSI PER I DIRITTI DI TUTTI
    «Anche per quelle battaglie che non ti riguardano in prima persona». 

  8. CHIEDERE AIUTO
    «E coinvolgere più persone possibile nella tua battaglia. Servirà per te, ma anche per rendere consapevoli tutti di quella determinata questione».

  9. NON DARE NULLA PER SCONTATO
    «C'è ancora tanta strada da fare per raggiungere la parità: non dobbiamo pensare che tutti abbiano gli stessi diritti e possibilità».

  10. CONOSCERE LA COSTITUZIONE
    «Conoscere quali sono i nostri diritti, i nostri doveri e tentare in tutti i modi di rivendicarli e proteggerli».