Donne di carta
Interviste di Serena Berardi
La Libreria delle donne a Milano, Lìbrati a Padova, Tuba a Roma. Clara, Laura e Viola raccontano come sono nate tre librerie delle donne che fondono cultura, impegno e femminismo
Nel pieno dei movimenti giovanili e femministi, in via della Dogana a Milano apre la Libreria delle donne. Da 1975 non ha mai smesso di ospitare tra i suoi scaffali dibattiti, presentazioni e proiezioni. Clara Jourdan ripercorre la storia di questo luogo storico
Com’è nata la Libreria delle donne e che ruolo ha avuto rispetto al movimento femminista?
L’idea è venuta dopo che un gruppo di attiviste andò a Parigi, dove era stata fondata da poco la Librairie des femmes. Volevano ricreare in Italia un spazio sulla strada accessibile a tutti – allora ci si riuniva molto nelle case e nei circoli – dove poter diffondere la parola femminile, inascoltata nella società patriarcale. Molte autrici, per esempio Jane Austen, erano per lo più ignorate e cominciavano a essere pubblicate in quel periodo. Serviva un posto dove si potesse conoscere quello che le grandi donne avevano fatto, scritto e pensato.
Rispetto al 1975, oggi le donne hanno acquisito diversi diritti. Attualmente per cosa ci si dovrebbe battere?
Allora si lottava per la libertà a partire dal fatto di essere donna. I diritti sono stati una risposta dello Stato. Ora la società liberista e individualista ci illude di poter realizzare tutto facendo apparire piena l’emancipazione. In realtà il femminismo storico ci ha insegnato che la libertà femminile è relazionale: è stata pensata ed esiste grazie ai rapporti tra le donne.
È cambiato anche il panorama editoriale, prima c’era poco spazio per le autrici…
Un altro elemento fondante della politica della Libreria delle donne è quello di creare autorità femminile, cioè far sì che quello che le donne dicono e scrivono sia considerato, abbia un riscontro e un valore culturale.
Oggi quante socie conta La libreria delle donne?
Circa 60, ma quelle che vi gravitano attorno e partecipano alle attività sono molte di più. Organizziamo corsi di scrittura, reading, incontri e prendiamo spunto dai libri per discutere. Una tematica che stiamo affrontando è quella della vendita del corpo, dopo l’uscita del memoir di Rachel Moran in cui si sostiene che la prostituzione è stupro a pagamento. A marzo è previsto un incontro sul libro-inchiesta della giornalista inglese Julie Bindel, intitolato Il mito di Pretty Woman, che analizza la mitologia creata per coprire gli interessi di lobby e attività criminali che sfruttano la prostituzione.
Tre autrici che consiglieresti?
Rachel Moran, Virginia Woolf e Carla Lonzi, una delle protagoniste del femminismo italiano.
A Padova Laura e Ilaria, dopo l’esperienza del blog Femminile plurale, decidono di trasferirsi dal web e approdare in un luogo fisico, tra saggi, romanzi e fiabe. Laura Capuzzo racconta come è andata
Com’è nata Lìbrati?
Abbiamo inaugurato la libreria nell’aprile del 2015 io e Ilaria Durigon. Oltre ad aver entrambe conseguito un dottorato in filosofia, per molti anni abbiamo gestito parallelamente il blog Femminile plurale che si occupava di studi di genere, attualità e storia delle donne. Questa attività sul web ci ha permesso di conoscere diverse realtà, tra cui la Libreria delle donne di Milano che è stata la nostra principale fonte di ispirazione.
La Libreria delle donne di Milano a cui vi siete ispirate è nata negli anni ’70, in un contesto storico di attivismo e protesta. Perché avete avvertito l’esigenza di aprire un posto simile quarant’anni dopo?
Volevamo creare un luogo di cultura, dove tramandare il sapere e la letteratura delle donne, che rappresentasse anche uno spazio di socialità e condivisione. Un posto che abbiamo poi adattato ai nostri tempi e alla nostra città coniugando storia, attualità, riflessione, divertimento e cultura.
Che tipo di attività organizzate?
Presentazioni di opere e incontri con le autrici, approfondimenti e dibattiti sull’attualità, reading di poesie. All’interno della libreria ha sede la Scuola di scrittura Virginia Woolf che, oltre a un master di un anno in scrittura creativa, quest’anno offre anche un corso di scrittura autobiografica. Ovviamente abbiamo anche un vivace club di lettura che si incontra una volta al mese e un gruppo di riflessione politica che sta lavorando sul tema della giustizia femminista.
Che testi avete?
Letteratura e poesia di autrici, saggi legati agli studi di genere, alla storia delle donne e del femminismo, una selezione di libri per bambini che contrastano la violenza e gli stereotipi di genere.
Tre autrici che consiglieresti?
Cito quelle che preferiamo e che consigliamo di più: Margaret Laurence, autrice canadese poco nota in Italia, maestra di grandi scrittrici come Alice Murno o Margaret Atwood. Il suo romanzo I rabdomanti è un vero capolavoro. Poi Annie Ernaux, una delle maggiori autrici francesi viventi, di cui la casa editrice L'Orma sta traducendo e pubblicando l'opera. Tra i suoi libri più belli sicuramente Gli anni, ma anche Una donna e Il posto. Infine Barbara Buoso e i suoi due romanzi L'ordine innaturale degli elementi (pubblicato da Baldini e Castoldi su segnalazione di Emma Dante) e E venni al mondo.
A Roma, nel caos vitale dell’isola pedonale del Pigneto, c’è un angolo con le pareti petrolio e le tessere di mosaico colorate, intervallate da volumi e fumetti. Viola Lo Moro parla della libreria-caffetteria-locale creato per il piacere delle donne.
Come, quando e da chi è nata Tuba?
È sorta 11 anni fa per iniziativa di Barbara Piccolo e Barbara Kenny. Ora siamo 5 socie, ma in totale ci lavorano 12 donne. L’idea era quella di dare vita a uno spazio per il piacere femminile: quello della lettura, quello dell’eros e quello del cibo. Tuba infatti è una libreria, un locale, una caffetteria dove si legge, si mangia, si beve, si acquistano sex toys. È uno spazio aperto a tutti e un punto di riferimento per la comunità lgbt. Ci battiamo contro le discriminazioni basate su genere, orientamento sessuale, razza e religione.
Oggi quali sono le questioni più urgenti per cui le donne dovrebbero far sentire la propria voce?
Sicuramente la violenza, considerando l’elevato numero di femminicidi e il fatto che, nell’88% dei casi, gli episodi violenti si verificano in famiglia. In generale credo che il femminismo debba occuparsi dell’umanità e di tutte le differenze che la dividono, siano esse sociali, economiche o culturali. Rappresenta una buona strada per costruire un mondo migliore per tutti. Tra l’altro vedo i maschi schiacciati dallo stesso patriarcato: la società gli richiede la conformazione a certi modelli e il raggiungimento di determinate prestazioni, tuttavia essa stessa è attraversata da profondi mutamenti e non tiene conto delle sensibilità individuali.
Che tipo di attività organizzate?
Abbiamo circa due presentazioni di libri a settimana, un paio di feste al mese, ospitiamo riunioni di collettivi e associazioni di donne. E poi ogni anno organizziamo due festival: Bandes des femmes dedicato a fumettiste e illustratrici, e Inquiete che vede protagoniste scrittrici, letterate e giornaliste culturali italiane.
Chi frequenta la libreria?
Tuba è aperta dalle 7.30 fino a notte fonda, quindi dipende dagli orari. La mattina ci sono spesso persone di passaggio e turisti. Arrivano anche molti studenti che si mettono a leggere da noi. Poi ci sono persone del quartiere oppure signore che, dopo il parrucchiere o la spesa al mercato, vengono a prendere il caffè o a chiacchierare. Nel pomeriggio-sera diventa più un luogo di aperitivi, incontri e perfino riunioni di lavoro.
Tre autrici che consiglieresti?
Goliarda Sapienza con L’Arte della gioia, Elena Ferrante e la scrittrice afroamericana Tony Morrison.