"Una buona leader non ha bisogno di imporre le sue idee" - intervista a Roberta Martin imprenditrice italiana, impegnata con le donne in Spagna

Rossella Forlè

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Roberta Martin è una delle anime di State Generali delle Donne in Spagna.

Svolge da anni attività di accoglienza e di integrazione degli Italiani che si trasferiscono in Spagna, favorendo processi di interscambio commerciale e di promozione dell’import di prodotti Made in Italy in Spagna.

Ha attivato un’associazione, Desyam, a favore delle donne vittime di violenza e in fragilità economico-sociale, in stretta collaborazione con gli Stati Generali delle Donne, che favorisce l’empowerment di imprenditrici attraverso la creazione di una fitta rete di relazioni.

Ho avuto il piacere di parlarci qualche giorno fa, la sua è un’i intervista piena di riflessioni positive e interessanti.

01.  Lavori da tempo con l’integrazione di stranieri in Spagna e l’interscambio tra Italia e Spagna, cosa ti ha portato a decidere di impegnarti in questo campo?

Ho deciso di impegnarmi in questo campo per vari motivi.

Formazione ed esperienza professionale a stretto contatto con le imprese. Sono consulente da più di 30 anni ed iscritta all’albo professionale che qui in Spagna, è quello dei contabili e tecnici tributari. Gli argomenti mi erano familiari e mi sono interessata intensamente al mondo della migrazione in tutti i suoi aspetti: legali, fiscali, sociali ed umani.

Ma non seguo solo questo aspetto, in linea generale offro consulenza alle imprese e su temi fiscali, contabili e legali. Ho vissuto in prima persona l’esperienza da straniera in un altro paese. Andare a vivere all’estero non è semplice anche se può sembrarlo.

La Spagna sicuramente è un paese caldo, piacevole, con una lingua che fa innamorare, ma non è il paese in cui sono nata e cresciuta . Vi sono normative, modi di fare e di pensare, usi e costumi diversi, nonostante la cultura possa sembrare simile alla nostra, è distinta. E ho sviluppato negli anni un maggiore senso di solidarietà verso chi, come me, vive all’estero.

La mia attenzione è rivolta a tutta la cittadinanza, agli stranieri e in particolare alla comunità italiana a Barcellona, e sono molto attenta e sensibile verso le donne.

 

02.  Hai certamente, un’ampia visione del mondo del lavoro e delle risorse umane, non solo in Italia ma anche in Spagna. A tuo avviso, qual è la situazione della donna in azienda, oggi, in Italia, rispetto al resto dell’Europa?

Il fatto di vivere all’estero, non mi permette di avere una visione ampia della situazione della donna nel mondo del lavoro e sociale in Italia, e non mi permette di toccare con mano situazioni ed avvenimenti che vivo da lontano.

Quella che vivo invece è la situazione delle donne italiane, soprattutto giovani, che espatriano dal nostro paese, quindi di conseguenza, aspetti positivi del cambio e quelli meno belli dovuti a diversi fattori: lavoro, professione, famiglia, sicurezza economica e personale e assistenza sociale.

Le donne sono riuscite a raggiungere maggiori diritti e libertà per quanto riguarda la parità di genere e pari opportunità, anche se la donna italiana fa ancora molta fatica a raggiungere quanto di diritto le appartiene e a vedere riconosciuto il suo ruolo sociale.

Vi è ancora una forte impronta maschile e questo aiuta a dissuadere dall’idea e dal fatto che ci possano essere anche molte donne capaci, tanto quanto gli uomini. Manca un lavoro di visibilità e di consapevolezza sul ruolo di noi donne nella società. Ciò accade in tutte le culture.

Se non  si è maggiormente visibili, si corre il rischio di diventare sempre più invisibili e quindi non soggette alle giuste attenzioni. La situazione in Spagna anche se, può sembrare migliore, è comunque lontana dal giusto equilibrio. Per quanto riguarda il lavoro, circa il 60% della disoccupazione sembra rappresentato dalle donne. Per un lavoro equivalente o di valore simile, le donne percepiscono in media 6000 euro all’anno in meno degli uomini.  Su 100 contratti stipulati, un 49% è temporale a giornata completa, un 42% circa con contratti part time sono donne.

Il 37% di donne che coprono incarichi di alto rilievo in imprese lavorano soprattutto per multinazionali. Solo il 19% dei membri i consigli di amministrazione di grandi aziende, sono donne.

Inoltre i casi di violenza sono aumentati di molto, la preoccupazione sociale si è triplicata, gli spagnoli percepiscono queste situazioni come qualcosa di più allarmante dell’insicurezza cittadina, dell’immigrazione o delle difficolta economiche. 

Vivo in una città che è molto attenta alle donne e come pure a tutti i collettivi che socialmente ed economicamente sono indifesi, ma ci sono molte situazioni problematiche anche qui che si cerca di mantenere sotto controllo. 


03.  Qual è il valore aggiunto che una donna è in grado di portare all’interno di un’organizzazione aziendale?

In linea generale siamo preparate quanto gli uomini e in alcuni aspetti anche un po' di più, siamo più conciliatrici, siamo empatiche, comunicative, appassionate, volte a relazionarci con tutti e a tutti i livelli, producendo un lavoro di qualità. Crediamo nel lavoro di squadra e crediamo nella community.

Siamo molto più convinte degli uomini che la cultura sia una leva qualitativa di successo nella vita e nella professione, iniziando dalla formazione e che la cultura sia uno dei valori aggiunti, per i progetti e per aumentare il benessere e la qualità della vita.

Diamo valore a tutto ciò che migliora, che è innovativo, creativo, non ci spaventa il cambio se è necessario. Prevediamo ed anticipiamo avversità, sappiamo essere positive.

Siamo molto attente a rispettare e a contribuire alla protezione dell’ambiente, abbiamo imparato a utilizzare e riciclare le risorse a disposizione senza sprechi. Ricicliamo anche il tempo a nostra disposizione.

Siamo multitasking e capaci di moltiplicare il nostro impegno, la nostra ispirazione e capacità di promuovere quanto ci è possibile.

Sappiamo avere una visione completa delle cose e delle situazioni e non ci focalizziamo sul raggiungimento di obbiettivi a breve termine e di carattere “quantitativo”, ma soprattutto, siamo attente a consolidare risultati nel lungo termine, in modo armonioso e cercando di evitare grandi shock.

Siamo propense a lavorare in un ambiente con maggior integrazione culturale e a fare rete. Attente alle conciliazioni dei tempi di vita e di lavoro.

Siamo generalmente molto attente al rischio, poco propense a far uso smisurato di finanziamenti o richieste di crediti.


04.  Da imprenditrice, quali sono le caratteristiche che diversificano, all’interno dell’azienda, la leadership femminile da quella maschile?

Non esiste in assoluto un solo modello di buon leader maschile o femminile.

Come donna, per esperienza personale, credo sia importante mantenere la propria essenza senza imitare a tutti i costi il modo di fare maschile.

Una buona leader viene riconosciuta dal proprio team, community e per le sue qualità, competenze e capacità di saper giungere al cuore dei propri collaboratori, senza dover imporre la propria convinzione o l’idea sugli altri.

Se non fosse così, a chi deve svolgere le proprie mansioni, vengono lasciate poche alternative di azione.

Si deve essere capaci di ascoltare, farsi ascoltare e convincere le persone della bontà di quanto si propone, in modo che si sentano libere di decidere di accettare la proposta o di formularne un’altra e, se l’accettano lo faranno di buon grado, senza la necessità di una supervisione, in quanto convinti della propria opinione.

Una buona leader non ha bisogno di dimostrare estremamente la sua capacità di competere. Grazie alle sue capacità cognitive e artistiche, riesce a decidere e pianificare in modo più armonioso l’ottenimento degli obiettivi.

Credo sia importante dimostrare di saper trasmettere agli altri che siamo capaci, competenti, brave e soprattutto sicure della strada intrapresa. Ciò trasmette sicurezza a chi ti sta vicino.

Una buona leader ha una gestione del tempo molto più efficace di un leader è una questione di necessità. Noi donne, in generale, abbiamo molti più impegni extra lavorativi che ci condizionano. Mentre un uomo tende a dilungarsi di più, in quanto sa che può farlo.

 

05.  Cosa consiglieresti ad una giovane donna che vuole fare impresa oggi?

Le consiglierei di mantenere la sua essenza, conoscere bene se stessa e i propri valori, perché le premetteranno di prendere decisioni allineate con questi, minimizzando i ripensamenti ed evitando di essere insoddisfatta. Le consiglierei di procedere per piccoli `passi, incrementarli per rafforzare la propria capacità di cognizione, nella realizzazione dei propri progetti, in modo che ne benefici la propria autostima.

Come pure deve saper riconoscere i propri limiti e imparare a giocare con altre caratteristiche, a suo vantaggio.

Se tra i propri valori c’è anche la famiglia, ci sarà sempre tempo per questo valore e per altri valori, riuscirà a compaginarli e complementarli.

06.  Hai anche fondato l’associazione Desyam, che aiuta le donne vittima di violenza in fragilità economico-sociale e favorisce anche l’empowerment di imprenditrici, attraverso la creazione di una fitta rete di relazioni, in stretta collaborazione con gli Stati Generali delle Donne. Cosa fate? E in che modo supportate le donne?

In linea generale DESYAM nasce come sportello informativo ai cittadini Europei ed extraeuropei che risiedono a Barcellona in Spagna. Con attenzione particolare alle donne. Ma accogliamo tutti.

Per le donne l’attenzione viene data per tutto ciò che riguarda la loro conoscenza che riguardi la loro vita familiare e sociale, formazione professionale e ultimamente accogliamo anche casi di violenza di genere, indirizzando le donne verso entità pubbliche e private che in modo specifico, possono aiutarle a risolvere il loro problema.

Dallo scorso anno abbiamo fatto conoscere il progetto a “Premio Donne che ce l’hanno fatta” anche in Spagna. Attualmente siamo attive a Barcellona e dintorni, sia all’interno delle comunità italiana, locale e straniere presenti sul territorio locale.

Il riconoscimento è stato accolto positivamente e ciò significa che anche in Spagna c’è molto da fare, nel rendere visibile il lavoro e impegno delle donne nella società, indipendentemente delle origini, provenienza, ceto sociale o ruolo professionale ricoperto.

Per maggiori informazioni su Desyam visita la pagina web: www.desyam.org


07.  Cosa consiglieresti ad una 18enne Roberta oggi?

Di poter contare sulle proprie capacità personali che saranno quelle che l’aiuteranno nella vita e nella propria professione. Di mantenersi forte fisicamente e mentalmente, e di attorniarsi di persone positive.

DI ESSERE FELICE E DI TRASMETTERLO AGLI ALTRI.

Di non dimenticarsi di LEI, la protagonista più importante della sua vita.

 


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Roberta Martin

È un’imprenditrice sociale che vive a Barcellona.

Roberta svolge da anni attività di accoglienza e di integrazione degli italiani che si trasferiscono in Spagna e favorisce processi di interscambio commerciale e di promozione dell’import di prodotti Made in Italy in Spagna.

Ha attivato un’associazione, Desyam, a favore delle donne vittime di violenza e in fragilità economico-sociale e in stretta collaborazione con gli Stati Generali delle Donne che favorisce l’empowerment di imprenditrici attraverso la creazione di una fitta rete di relazioni.