Who you callin'a bitch? breve storia dell'hip hop femminile!
Sono cresciuta negli anni '90 e nonostante la mia prima passione musicale all'epoca fosse il grunge, ho seguito molto da vicino la nascita della scena hip hop italiana. Sono sempre stata in mezzo ad amici che dipingevano, rappavano e ho sempre provato grande interesse per una cultura che sebbene venisse dagli States, è stata declinata a mestiere anche in Italia.
L'altra sera ho riguardato volentieri Numero Zero, il documentario uscito nel 2015 che celebra la Golden Age dell'hip hop italiano, ora su Netflix. Tra momenti di nostalgia dei bei tempi, di rap italiano di qualità e di posti e serate che ho vissuto, mi sono ritrovata a osservare che a parte La Pina, non si parla mai della scena hip hop al femminile.
Perche? perchè forse è sempre stata una scena in cui le ragazze facevano un po' da cornice, il rap e la cultura hip hop in generale, è sempre stata nell'immaginario collettivo una "roba da maschi". Ma anche qui devo dissentire e provare a distruggere un po' di stereotipi sull'argomento. Per questo ho deciso di dedicare il mio post di oggi alle ragazze dell'hip hop.
Le pioniere
Fino agli inizi degli anni Novanta, alle donne non era ancora stata concessa una vera e propria piattaforma per esprimersi. La figura femminile, nonostante pioniere come Roxannes Shanté e Queen Latifah erano ancora un trofeo, un oggetto sessuale da conquistare, per i maschi che ne rappavano. Furono le Salt'n'Pepa a contestare con forza il mito che le donne non potessero parlare di certi argomenti—come il sesso per l'appunto in "Let's Talk About Sex".
Ma partiamo dalle origini, una delle pioniere, la First Lady del Rap fu Lolita Shanté Gooden classe '69, cresciuta nel Queensbridge Projects di New York- il più grande progetto di edilizia pubblica del Nord America e uno degli epicentri della cultura hip-hop. Shanté fece la sua prima battle a livello locale, quando aveva solo 10 anni, vincendo $50.
E un lungo tour nella seconda metà degli anni '80, pubblicando una serie di singoli tra cui "Go on Girl" nel 1988, "Independent Woman" nel 1990 e "Big Mama" nel 1992 - in cui citava altre rapper tra cui Queen Latifah, MC Lyte e Monie Love, si ritirò dalle scene a 25 anni.
Queen Latifah
La prima rapper femminista. Nata il 18 marzo 1970, a Newark, nel New Jersey, figlia di un ufficiale di polizia e di un'insegnante, Latifah the "Queen" inizio' la sua carriera rap al liceo, quando vinse un talent show con un gruppo chiamato Ladies Fresh. Nel 1987 diede il suo primo demo tape a un amico DJ e l'anno successivo firmo' un contratto discografico. L'etichetta di Tommy Boy ha pubblicato il suo album di debutto, reggae e jazz-, All Hail The Queen, nel 1989.
Non esisterebbe nessuna Queen B senza il suo contributo e il suo lavoro. Nel '93, con "U.N.I.T.Y .", Dana Elaine Owens fu la prima donna rapper ad alzare la voce sul sessismo. Allora come adesso, il mondo-rap era dominato da maschioni tutti testosterone sempre pronti a chiamare le loro donne "puttane". Queen Latifah sfornò un pezzo di protesta, lanciando un messaggio forte a tutte le donne all'ascolto: "U.N.I.T.Y., Love a black woman from (You got to let him know)Infinity to infinity (You ain't a bitch or a ho)".
Una bellissima lotta che la portò anche a vincere un Grammy per quel pezzo, nel 1995, sconfiggendo tra l'altro un classico come "Gin and Juice" di Snoop Dogg. Latifah è oggi rapper, cautautrice, attrice e produttrice.
Negli anni la scena mondiale ha visto sbocciare una miriade di talenti al femminile da Missy Elliott, a Lauryn Hill, passando per Mc Lyte, Remy Ma, Alicia Keys, e le piu' contemporanee Nicki Minaj, Lil' Kim, Cardi B, M.I.A., Angel Haze, La Mala Rodriguez e moltissime altre ...
E in Italia chi sono state le pioniere e chi sta oggi dominando la scena?
Mentre negli Stati Uniti le rapper sono una realta', in Italia perfino una delle più autorevoli voci italiane in merito, Paola Zukar, nel suo libro Rap – Una storia italiana, consiglia alle ragazze di non cimentarsi al microfono, ma di seguire le sue orme e diventare manager, c’è davvero da chiederselo: il rap al femminile dalle nostre parti ha un futuro? beh la risposta è si. C’è chi è riuscita a fondare una crew di sole ragazze. Fly Girls che fa base a Milano, riunisce rapper, dj, cantanti e b-girl ed è capitanata da Vaitea che a marzo ha realizzato alla Casa dell' hip hop di Milano, la 9a edizione di Ladies First.
Per le donne che si cimentano in ambienti considerati esclusivamente maschili, ovviamente non è semplice affermarsi, questa è una vecchia storia e appartiene a tutti gli ambiti. Ma anche in Italia abbiamo le nostre hip hop queen. La perugina mc Nill rapper che tiene alta anche la bandiera della comunia' LGBT, la prima rapper italiana dichiaratamente omosessuale – in assoluto, perché nessuno dei colleghi maschi si è mai professato apertamente gay.
E ovviamente la regina per eccellenza, La Pina che ha cominciato negli anni di Neffa, Gruff, Giuliano Palma, Colle der Fomento e Otierre. Erano gli anni in cui si ascoltavano "Le mie Amiche" e "Piovono Angeli" e iniziò a fare rap quando ancora in Italia si sapeva poco e niente, e le donne nel rap erano tre di numero.
Ma se da una parte basta spaccare per stroncare le perplessità del pubblico sul nascere, dall’altra certi pregiudizi sono duri a morire, basti pensare che per insultare un rapper maschio gli danno della donna. Sembra quasi che dia fastidio vedere una donna che sappia fare rap. Molti hater delle rapper infatti sono maschi e piccoli (sia di testa che di età). Purtroppo non si può pretendere che un genere musicale risolva un problema socioculturale più profondo. Ma come al solito sono fiduciosa! GO GIRLS!